Nonostante il dilagante sviluppo dei mezzi di comunicazione digitale anche tra i bambini più piccoli, il pensiero comune sulla Media Education è che debba essere rivolta agli studenti più grandi (quelli che frequentano gli ultimi anni della Scuola Primaria e i ragazzi e gli adolescenti della Secondaria), anche perché spesso si considera tale approccio educativo solo come strumento formativo all’utilizzo consapevole ed attento dei social network.
E’ indiscutibile che oggi tale questione sia di primaria importanza, viste le ricadute sociali che determina (cyber bullismo, pedopornografia, truffe…); tuttavia l’educazione ai media non si può ridurre a questa sola dimensione: per questo è opportuno ribadire che cosa sia e quale sia il suo reale campo d’interesse, anche per valutare la possibilità di impiegarla, in modo non casuale o estemporaneo, con gli alunni che frequentano la Scuola dell’Infanzia e i primi anni della Scuola Primaria.
Proviamo quindi a svilupparne una definizione proprio a partire dall’emergenza che suscita il mondo dei social network, lasciandoci stimolare dalle sue caratteristiche e da quanto richiede per attuare un specifico percorso educativo.
Comprendere e gestire i social network richiede, infatti, una conoscenza approfondita di diversi aspetti della cultura multimediale; ad esempio è necessario conoscere i meccanismi, le logiche e il funzionamento della rete, le principali normative sulla comunicazione sociale, il funzionamento di smartphone e tablet, e il funzionamento degli stessi social sia in ordine al contratto che si sottoscrive al momento della loro installazione sia relativamente al loro utilizzo pratico… Insomma tanti ambiti complessi che prevedono cognizioni articolate a livello tecnico, etico, sociale, giuridico insieme ad una capacità critica ben strutturata.
Tante funzioni che, in effetti, possono essere sviluppate solo a partire dagli 8-9 anni (momento in cui i bambini cominciano ad entrare in contatto con il mondo dei social, magari attraverso i familiari o gli amici); ciononostante, se si partisse in quarta elementare con un percorso di Media Education orientato alla conoscenza dei social, ci vedremmo costretti a recuperare con i bambini tutta una serie di concetti che possano poi permettergli di accedere alle competenze richieste per padroneggiare il web.
Tali concetti costituiscono i prerequisiti indispensabili per la formazione di saperi più articolati e complessi e, come per ogni altro tipo di apprendimento, giustamente dosati si possono fornire anche ai bambini più piccoli.
Questi prerequisiti sono gli elementi costitutivi della Media Education intesa nella sua accezione più ampia e, pur essendo numerosi ed eterogenei, possono essere riassunti in tre grandi ambiti: il primo è quello relativo alla conoscenza dei mezzi che la multimedialità e l’universo digitale ci mettono a disposizione (educazione sui media), il secondo è quello relativo alla loro gestione, ai tempi e ai modi di utilizzo (educazione ai media), il terzo riguarda la possibilità di utilizzarli come strumenti per l’apprendimento e l’educazione (educazione con i media) anche attraverso la produzione e la pubblicazione di contenuti originali.
Un percorso molto corposo che quindi richiede di essere avviato fin dalla più tenera età, per dare modo a ciascun bambino di far propri tanti concetti e, soprattutto, di sviluppare una visione d’insieme dell’universo digitale che possa poi realizzare una cultura multimediale moderna, indispensabile ad orientare i comportamenti in rete.
Navigare sul web, infatti, richiede una consapevolezza personale ben strutturata che non può che essere generata da un percorso educativo completo e costante, unica vera risorsa per creare una matura cittadinanza digitale.
Dunque bisogna attivare percorsi educativi per i più piccoli che non si possono ridurre ad un mero elenco di regole e che, tuttavia, non potranno essere gestiti esclusivamente da esperti: è necessario che gli insegnanti si facciano carico di tale onere, sapendo però che far entrare la Media Education a scuola non significa solo sovraccaricarsi di un altro ambito disciplinare, quanto piuttosto modificare radicalmente il modo di gestire l’apprendimento e l’educazione in classe.
Per questo il primo passo da compiere è quello di vincere le resistenze dei docenti, personali e del sistema, per avvicinarli a queste tematiche, ed approntare opportuni percorsi formativi, sapendo che ogni giorno che passa, il gap tra un sistema scolastico più o meno arretrato e un sistema sociale sempre più profondamente innervato nel mondo digitale e nelle sue ormai numerosissime applicazioni, aumenta inesorabilmente.
Paolo Petrucci