A che età avvicinare i più piccoli al mondo dei media?
Quando è opportuno e giusto avvicinare i più piccoli agli strumenti digitali? Per certi versi la risposta a livello squisitamente teorico è chiara. Mai.
I bambini prima dei sei, sette anni non sono in grado di comprendere quanto proposto su uno schermo e non riescono nemmeno a capire la differenza tra reale e virtuale. Ciò che percepiscono è sintetizzato in un’unica visione indistinta. È evidente che quindi proporre ai più piccoli (stiamo parlando di bambini di età inferiore ai cinque anni) di lavorare con gli schemi sia controproducente e deleterio. Serge Tisseron, psicologo e psichiatra francese e appassionato studioso della materia, sostiene proprio che fino ai sei anni l’interazione dei bambini con gli schermi dovrebbe essere minima, non più di mezz’ora al giorno, selezionata e costantemente accompagnata dalla presenza di un adulto e, per lo più, orientata a semplici attività ludiche (a questo proposito vi consiglio di leggere il suo agile volumetto “3 – 6 – 9 – 12 Diventare grandi all’epoca degli schermi digitali”).
Tuttavia, che piaccia o meno, i bambini vivono immersi in un ambiente digitale ben più di quanto sarebbe necessario: la tentazione, a tal proposito, sarebbe quella di evitare contatti con gli schermi sia a scuola, sia a casa (quando c’è un po’ di tempo da passare con i genitori). Ma sarebbe una scelta sbagliata: questi mezzi non vanno demonizzati.
La scuola, in particolare, sarebbe il giusto contesto in cui cominciare a comprendere criticamente il mondo digitale: anzitutto si potrebbero proporre, proprio ai più piccoli, delle attività mirate a comprendere la differenza tra reale e virtuale, in modo da aiutarli ad individuare i vari gradi di realtà. Ad esempio potremmo giocare raffrontando oggetti e persone con le relative immagini: potremmo iniziare mostrando dapprima la rappresentazione stilizzata di una mela, poi un suo disegno accurato, poi una foto e infine una mela vera e propria, chiedendo ogni volta di che cosa si tratta e cercando le differenze. Il gioco poi potrebbe proseguire con altri oggetti e, perché no, animali e persone!
Si tratta di un percorso importante soprattutto se pensiamo a quanta confusione possa insorgere in seguito, vedendo una valanga di video che sempre più spesso, tendono a far confondere fantasia e realtà o, meglio, realtà, rappresentazione del reale, verosimiglianza, fantasia…
E poi, perché non dedicare un po’ di tempo a guardare insieme ai bambini qualche video adatto alla loro età? La visione, evidentemente, dovrà poi essere accompagnata da un confronto verbale per permettere loro di rielaborare e comprendere meglio quanto visto.
In fondo è proprio per questo che, ormai qualche anno fa, abbiamo pensato a Lalla e Pa: per costruire un percorso di apprendimento che comprendesse anche il mondo digitale. Un percorso che valorizzasse tutte le dimensioni intellettive dei bambini (cognitiva, iconica, spaziale, cinestetica, ecc.) e permettesse loro, fin dalla più tenera età, di far propri alcuni strumenti adatti a navigare con più sicurezza nella realtà e nell’oceano digitale che si preparano ad affrontare.